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Svelati gli affreschi di epoca romanica del Santuario della Consolata di Torino

Da Alessandro Maldera

Febbraio 07, 2019

È stato svelato per la prima volta il cuore romanico del Santuario della Consolata di Torino.

Sono stati infatti mostrati al pubblico per la prima volta gli affreschi risalenti all’epoca romanica, che hanno una storia plurisecolare alle loro spalle. Delle vere e proprie meraviglie dal valore inestimabile, che ora sono visibili grazie al fondamentale intervento del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale. Quest’ultimo ha provveduto al recupero di questi gioielli, grazie al contributo fondamentale della Fondazione CRT. Le risorse finanziarie a disposizione sono state poi raddoppiate con le donazioni di 278 cittadini, che hanno deciso di dare il proprio sostegno alle operazioni.

I lavori sono durati ben 240 giorni, durante i quali sono tornati alla luce gli affreschi delle prime campate della storica Chiesa di Sant’Andrea, che fu costruita nell’XI secolo, sulla quale venne poi eretto nel 1675 l’attuale tempio realizzato da Guarini.

I lavori di recupero, che sono stati portati avanti, come detto, dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, sono stati applicati sulle murature dell’antica chiesa, che sono ancora conservate nella cosiddetta Cappella del Convitto.Nello specifico, si è proceduto con la rimozione degli intonaci e delle coloriture moderne. In questo modo sono riemersi i “gioielli” nascosti, risalenti all’epoca romanica. Per il loro restauro si è fatto ricorso anche al laser.

Sulla parete Sud è apparsa una grande figura caratterizzata da una veste colorata, intenta a protendere una mano verso l’alto e a reggere con l’altra un cartiglio. Le parole scritte rivelano la probabile identità del personaggio raffigurato: il patriarca Abramo.

Sulla parete Nord sono divenute visibili due grandi figure inquadrate da elementi architettonici, che presentano in mano dei cartigli.

Alla sommità delle pareti, nelle fasce decorate, si riconoscono due volti: uno maschile con grandi occhi, naso affilato e barba, il cui copricapo ci dice che potrebbe trattarsi di un monaco, probabilmente San Benedetto, come suggeriscono alcune lettere rinvenute ai lati (i primi monaci della chiesa di Sant’Andrea erano proprio benedettini); l’altro volto, femminile, col capo velato, è caratterizzato da uno sguardo intenso.

Non si è lavorato però solo al romanico. Nel catino absidale, di probabile costruzione seicentesca, è stata riportata alla luce una decorazione floreale. Una particolare rappresentazione a ghirlande e motivi vegetali, nascosta dalle più recenti ridipinture, le cui tracce erano state rilevate già con le prime indagini.

Questo importante svelamento è il traguardo di un percorso avviato dieci anni fa, dal 2009. Un progetto al quale hanno lavorato il Santuario, le Soprintendenze del Piemonte, con il primo cantiere di indagini che ha portato alla luce significativi elementi dell’architettura e della decorazione della prima chiesa. Una meraviglia che rappresenta un unicum nel panorama torinese.

(Foto credits – Delmastro – Di Stefano – architetti)

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende