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C’era una volta la nave Andrea Doria e la carrozzeria torinese Ghia

Da Alessandro Maldera

Aprile 14, 2015

Quando l'Andrea Doria trascinò con se il prototipo torinese

Una carrozzeria di Torino, l’affondamento dell’Andrea Doria e la concept-car Chrysler Norseman.

Il filo conduttore di questi tre elementi è una storia tragica quanto interessante; una vicenda che ad oggi è schiacciata da 75 metri di acqua salata, nell’oceano Atlantico a 100km dalla costa newyorkese.

Chiudiamo gli occhi per un attimo e torniamo agli inizi del ‘900 a Torino. Per la precisione nel 1916, quando Giacinto Ghia insieme alla famiglia Gariglio fondano la Carrozzeria Ghia & Gariglio.

Quando l'Andrea Doria trascinò con se il prototipo torinese

Gli affari volano, il nome Ghia comincia a posarsi su numerosi modelli; hanno fatto storia l’Alfa Romeo 6C 150, vincitrice della Mille Miglia del ’29 e la Fiat 508 Balilla Sports Coupè del ’33.

La seconda guerra mondiale però non aspetta nessuno. Così negli anni 43-44, oltre al bombardamento della fabbrica seguì il decesso di Giacinto Ghia. Il comando passa così a Felice Mario Boano, nell’anno stesso della morte del fondatore; Boano negli anni ’50 effettua collaborazioni con grandi marchi: Ferrari, Ford, Chrysler e Aigle.

Nel ’53 Felice Boano si trasferisce in Fiat e lascia tutto nelle mani di Luigi Segre. Pure questa volta la Ghia ha la fortuna di inventare nuove carrozzerie su altri marchi automobilistici; è il caso di Wolkswagen, per l’esattezza la Karmann che divenne un simbolo di quell’epoca, e poi Renault, Volvo e Fiat. Dal ’63, anno in cui muore Segre passando il testimone a Alejandro de Tomaso, la carrozzeria sotto la Mole collabora assiduamente con la Ford fino al 2001. Anno in cui la casa automobilistica decide di cambiare allestimento; l’ultimo modello marchiato Ghia sarà la StreetKa.

L’azienda torinese smette di esistere dopo 85 anni di attività e in seguito a collaborazioni con grandi progettisti quali Savonuzza, Frua, Pininfarina e Giugiaro.

Quando l'Andrea Doria trascinò con se il prototipo torinese
Quando l’Andrea Doria trascinò con se il prototipo torinese [foto storica transatlantico Andrea Doria]
Tra tutti i modelli di automobili “sfornati”, quello che però rende immortale il nome Ghia è quello della Chrysler Norseman, elaborata appositamente per il Salone di Detroit. Quest’ultima, uscita dal Centro Stile Ghia nel ’56 avrebbe dovuto fare il suo debutto, sul territorio americano l’anno successivo. Quando il 17 luglio a Genova venne imbarcata, la destinazione e la nave erano certe.

La prima New York mentre la seconda il transatlantico Andrea Doria. La Norseman in quel frangente era un avanzato prototipo che vantava moderne soluzioni tecniche: scocca in alluminio, tettuccio senza piantoni, abitacolo a giorno, sedili elettrici, fari a scomparsa e cambio automatico con comandi al volante. Quando il 26 luglio la nave svedese Stockholm, per un errore di lettura del radar da parte dell’ufficiale in servizio, sperona l’Andrea Doria squarciandole la fiancata destra, questa senza battere ciglio viene risucchiata dall’oceano.

Durante il naufragio per la Chrysler Norseman stipata in fondo alla stiva non c’era possibilità di salvezza. Il prototipo made in Italy, che portava appresso il nome Ghia, affondando assieme all’Andrea Doria ha salutato anche lei per sempre la luce del sole, ma non un sole qualunque, quello di Torino.

DamianoGrilli

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende