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Sindone: la storia delle copie eccellenti del sudario di Gesù

Da Alessandro Maldera

Febbraio 10, 2014

Parlare di reliquie non è mai facile, per molti motivi: soprattutto se si tratta della Sindone.

Perché troppo spesso si cade in un alone di mistero, dove neppure la scienza riesce a dare risposte univoche: tutti si è di parte, davanti ai fenomeni religiosi.

Chi crede in una specifica reliquia, chi per atto di fede paradossalmente nega su basi scientifiche la veridicità di un reperto, confermandola a favore di un altro su basi fideistiche.  E anche la nostra Sindone non fa differenza.

Chi invece, per ateismo nega la ragione stessa di una reliquia, relegandola a mero esempio di storia antropologica.

Chi non ricorda la ricostruzione fatta decenni fa della Santa Croce: “se tutti i reperti fossero originali, dovremmo desumere che la croce fosse alta 12 metri, e larga 8” concluse lo studioso.

Il reperto che tuttavia detiene il primato di reliquia più misteriosa è la Sindone.

Già abbiamo avuto modo di parlarne nelle scorse settimane: legata alla storia dei Templari, padri diretti o putativi della Massoneria, avvolta nel mistero per quasi 1400 anni, è e fu oggetto di smentite, di atti di fede e… di copie.

Sindone: la storia delle copie eccellenti del sudario di Gesù

La Sindone difatti non è un’esclusiva torinese, ma “vanta” diversi “cloni” nel mondo, con relativo corredo misterioso.

Il più famoso è forse il Mandylion di Edessa (di cui ovviamente esistono più “versioni”, tutte in Italia), che leggenda vuole fosse un telo inviato dallo stesso Gesù, raffigurante il proprio volto, al re di Edessa, che lo implorava di guarirlo dalla malattia che lo stava uccidendo.

Il miracolo avvenne, ed il telo divenne sacra reliquia.

Se questa leggenda, se così si può definire, narra un’origine diversa da quella che avrebbe avuto il Sacro Lenzuolo. Un’altra versione, che si basa sulle cronache del tempo, vuole invece che in realtà l’oggetto (sicuramente acherotipo, ovvero “non realizzato a mano”, e quindi non artificiale) fosse un telo piegato in otto, di cui fosse esposta solo la parte superiore, raffigurante il volto di Gesù.

Questo oggetto, visto da Roberto di Clary durante la quarta crociata, e disperso in un saccheggio, sarebbe in realtà, per alcuni, non una copia, ma la reliquia oggi esposta a Torino, e non venne presa a caso, ma custodita dai Templari durante la crociata come oggetto sacro.

Sindone: la storia delle copie eccellenti del sudario di Gesù
Sindone: la storia delle copie eccellenti del sudario di Gesù

Altra copia era la Sindone di Besançon, definitivamente distrutta durante la Rivoluzione Francese

A questa è legata una storia invece molto più prosaica del telo di Edessa: le cronache difatti riportano che a Besançon fosse custodito il vero telo che avvolse Gesù dopo la crocefissione, ed alcuni, avendo visto l’enorme flusso di pellegrini che si recava nella città francese, fecero una copia, in modo da poter sfruttare l’indotto economico che il “turismo” religioso (come evidentemente la fede poteva essere intesa da soggetti simili) portava con sé.

Quella a Torino dunque sarebbe la copia ad usum fidelis, e non l’originale si potrebbe dedurre: ma la storia riporta un altro fatto: durante un incendio, nel 1349, il telo venne disperso, per essere ritrovato 28 anni dopo “miracolosamente” salvo in un armadio.

Anche qui ovviamente si tratterebbe di copia successiva, e nemmeno simile all’originale, poiché più grande e doppia (l’”originale” di Besançon riportava solo la parte anteriore del corpo di Cristo).

Sindone: la storia delle copie eccellenti del sudario di Gesù

In questo caso, quanto custodito a Torino sarebbe invece la copia della copia, essendo stata distrutta la prima 300 anni dopo.

Non ci addentriamo oltre, perché storia, cronache e scienza propongono spesso molteplici spiegazioni per ogni evento.

E, come detto all’inizio, la fede non ha bisogno di spiegazioni: che la Sindone di Torino sia vera, o una copia, o una copia di una copia, il suo “scopo”, se tale si può definire, non è tanto farci ricostruire la storia terrena del Cristo, e nemmeno farci scoprire le trovate di marketing di 700 anni fa: serve solo ad avvicinare a Gesù i credenti e a dar loro un motivo più per capire che qualcuno, divino o no, morì per noi, duemila anni or sono.

V.

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende