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La seconda vita di Varenne tra Pinerolo e Stoccolma

Da Alessandro Maldera

Ottobre 01, 2013

Michael Jordan, Joe di Maggio, Pelé (o Maradona se preferite). Nella storia dell’ippica il più grande trottatore di tutti i tempi è solo uno: Varenne.

73 corse disputate, 62 vittorie, unico cavallo nella storia a vincere nello stesso anno, il 2001, tutte le gare del cosiddetto “Grande Slam”, il Prix d’Amerique di Parigi, il Gran Premio Lotteria a Napoli, l’Elit Lopp a Stoccolma (bissate anche nel 2002) ed il Breeders Crown Open Trot negli Stati Uniti.

In cinque anni di carriera (1998-2002) ha stabilito il record assoluto di premi vinti, 6.299.942 euro, ma anche dopo il ritiro dall’attività agonistica non ha smesso di far guadagnare soldi al proprietario Enzo Giordano.

La sua seconda carriera, quella di stallone da monta, prosegue infatti a spron battuto.

Sono già più di mille, per la precisione erano 1.036 a fine 2012, i discendenti di Varenne, nome che deriva dalla strada dell’ambasciata italiana a Parigi, stella bianca in fronte e soprannominato “Il Capitano”.

Varenne at Mennhamar Stuteri Ekero, 26th may 2008 ph. Stefano Grasso
Varenne – fonte varenneforever.it

Dopo anni passati a sudare negli ippodromi di tutto il mondo, però, a Varenne non è concessa nemmeno la gioia di dar sfoggio delle sue arti amatorie (definite “straordinarie” dal veterinario Johann Hellander) con una giumenta in carne e ossa.

Per il campione baio solo un amore asettico con un attrezzo di cuoio e acciaio che assomiglia, per l’appunto, al cavallo della ginnastica artistica e che, nonostante l’assenza di romanticismo, fa raggiungere il traguardo allo stallone italiano in meno di tre minuti.

Cinquecento milioni di spermatozoi ogni volta, custoditi gelosamente in provette che viaggiano in valigette  refrigerate guardate a vista da un paio di bodyguard per tutto il mondo e fanno nascere puledri di razza pura, venduti a 15.000 euro l’uno.

Tanto per dare un termine di paragone, lo sperma di un campione qualsiasi di trotto è valutato poco sopra i 2.000 euro, mentre il suo rivale in pista di un tempo, tal Viking Kronos, ha un prezzo base di 18mila, ma solo perché è più bizzoso e meno diligente di Varenne quando si tratta di inseminare per mestiere.

Varenne
Varenne a Vigone

D’inverno Varenne passa le sue giornate da playboy a comando nell’allevamento “Il Grifone” a Vigone (TO), ma non appena le temperature si alzano di qualche grado e la primavera rinverdisce le passioni sopite dalla Val Padana, il Capitano si trasferisce per sei mesi in Svezia dove, sulle piane vicino a Stoccolma, continua a pagare in natura il suo lussuoso soggiorno nordico.

Tre “donazioni” a settimana gli valgono un trattamento a cinque stelle, con pranzi a base di avena selezionata e mele “bio”, zuccherini con il proprio logo sopra e cinquanta stallieri pronti ad accorrere ad ogni suo nitrito.

Quisquilie da centomila euro al mese.

varenne_particolare
Le redini personalizzate – fonte Sky Sport

Il suo primogenito Icaro del Ronco nel frattempo, dopo essere stato pagato la cifra record di 150.000 euro (10 volte il valore normale), ha dovuto dire addio ad una mai iniziata carriera nelle corse a causa di un grave infortunio.

Immaginiamo la disperazione del proprietario, ma la stirpe si è comunque rivelata vincente e, ad oggi, sono decine e decine i figli e figlie di Varenne che stanno vincendo Gran Prix e trofei in giro per il globo.

Oltre a fare il suo dovere con la sagoma meccanica, il baio che nel 2004 qualcuno voleva addirittura clonare, è spesso testimonial di eventi ippici a lui dedicati. Qualche passerella per sgranchirsi le gambe e fari ammirare dai tanti fans che ancora ha in giro per il Paese, a distanza di 11 anni dal ritiro. Domenica 15 settembre, ospite all’ippodromo di Vinovo, ha catalizzato l’attenzione e l’affetto di oltre 1.200 persone, venute ad osservarne il portamento regale nonostante la pioggia battente.

E pensare che alla nascita (Ferrara il 19 maggio 1995) fu dichiarato “invendibile” a causa di un “cip”, un frammento di cartilagine vagante nella zampa posteriore destra.

Per fortuna di noi ammiratori e della storia di questo sport, il driver romano Giampaolo Minnucci credette nelle sue possibilità e pagò poco più di 180 milioni di lire per accaparrarsi quello che sarebbe diventato il cavallo più forte di tutti i tempi.

Marco Parella

 

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende