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Agenzia Stefani: quando le notizie arrivavano da Torino

Da Alessandro Maldera

Settembre 03, 2013

L’Agenzia Stefani è stata la prima agenzia di stampa italiana, fondata da Guglielmo Stefani nel 1853 a Torino. Sebbene sia meno conosciuta rispetto all’Ansa, ha svolto un ruolo fondamentale nella storia del giornalismo italiano.

Le origini a Torino

Guglielmo Stefani, giornalista veneziano e direttore della Gazzetta ufficiale del Regno di Sardegna, fondò l’Agenzia Stefani il 26 gennaio 1853 a Torino. Inizialmente concepita come un’agenzia di informazioni e notizie, sulla scia di istituzioni simili all’estero come l’Havas di Parigi e la Reuter di Londra, l’Agenzia Stefani divenne presto uno strumento governativo per il controllo delle notizie nel Regno di Sardegna.

Il ruolo nel Risorgimento italiano

Durante il periodo del Risorgimento italiano, Guglielmo Stefani svolse un ruolo attivo come giornalista, letterato e politico. La sua difesa di Venezia durante gli scontri antiaustriaci nel 1848 e la sua partecipazione alla resistenza all’occupazione austriaca gli valsero arresto e successivo esilio. Tuttavia, la sua passione per il giornalismo lo portò a fondare la propria agenzia, che divenne uno strumento importante per diffondere le idee risorgimentali.

La collaborazione con Camillo Benso, conte di Cavour

Durante il suo periodo a Torino, Guglielmo Stefani ricevette un aiuto significativo da Camillo Benso, conte di Cavour, che all’epoca era primo ministro del regno. Cavour riconobbe l’importanza di un’agenzia di stampa indipendente e la sostenne finanziariamente. Grazie a questa collaborazione, l’azienda di comunicazione crebbe rapidamente e divenne il principale strumento di informazione del governo.

L’espansione a Firenze e Roma

Con il trasferimento della capitale d’Italia da Torino a Firenze nel 1865 e successivamente a Roma nel 1871, l’Agenzia Stefani seguì il percorso del governo. La sua sede principale fu stabilita a Piazza San Silvestro a Roma, diventando la voce ufficiale del governo italiano. Durante questo periodo, l’agenzia si consolidò come un monopolio finanziato dal potere e svolse un ruolo importante nella diffusione di informazioni ufficiali e nella manipolazione delle notizie.

La gestione di Ettore Friedländer

Nel 1881, la direzione  passò a Ettore Friedländer, che rimase in carica per 37 anni. Uomo che mantenne un forte legame con il governo e il ministero dell’Interno, ottenendo concessioni e privilegi per scoraggiare la concorrenza e imporre tariffe elevate ai giornali che utilizzavano il servizio dell’agenzia. Durante il suo mandato, l’agenzia coprì importanti eventi politici e storici, diventando uno strumento di propaganda del regime fascista.

Il periodo del fascismo

Con l’avvento del Regime e il consolidamento del potere di Benito Mussolini, l’Agenzia Stefani divenne la voce ufficiale del governo italiano. Nel 1924, Manlio Morgagni assunse la direzione dell’azienda, diventando un intimo collaboratore di Mussolini. Durante questo periodo, l’agenzia crebbe rapidamente, ampliando il numero di sedi nazionali ed estere e diventando un potente strumento di controllo.

La chiusura e l’eredità dell’Agenzia Stefani

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la caduta del fascismo nel 1943, Manlio Morgagni si suicidò e l’azienda di comunicazione perse il suo sostegno governativo. Il 29 aprile 1945, l’agenzia fu definitivamente chiusa e sostituita dall’Ansa, l’Agenzia nazionale Stampa Associata. Nonostante la sua fine, l’Agenzia Stefani lasciò un’eredità significativa nel campo del giornalismo italiano e nella storia del paese.

Articolo aggiornato il 01/12/2023

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende