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Torino, San Francisco e Londra: triangolo della magia nera no, ma triangolo dei serial killers sì

Da Alessandro Maldera

Maggio 24, 2013

Triangolo serial killer Torino Londra San Francisco

La leggenda del triangolo della magia nera è una di quelle costanti che un torinese sente ripetere come una mantra.

Tra teorie campate in aria e libri che le rimasticano sono stati riempiti i decenni, tuttavia esiste una comune ombra oscura sulle tre città che lo compongono, ovvero Londra, San Francisco e Torino: tutte e tre sono state teatro di omicidi seriali, cosa tutt’altro che comune.

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Partiamo da Londra; chi non ha presente il “principe” dei serial killers, cui facciamo comunemente riferimento come Jack lo squartatore? La sua leggenda è divenuta parte dell’immaginario collettivo che fa capo alla Londra vittoriana tanto quanto personaggi di fantasia come Sherlock Holmes.

L’assassino che terrorizzò il malfamato quartiere di Whitechapel nel 1888, viene ricordato più che per le sue cinque vittime accertate, per le sue efferatezze e l’accanimento sui corpi delle sventurate prostitute che prendeva di mira.

La consacrazione a icona del terrore di Jack viene però dalle sue missive recapitate all’ispettore Abberline, nelle quali si prende gioco di Scotland Yard, inventa il suo celebre nomignolo (anche se la paternità di tale lettera, come molte altre, non è probabilmente riconducibile al serial killer) e invia persino un rene umano, gettando la fumosa Londra di quegli anni in un baratro di terrore.

Il caso di Jack the ripper appassiona ancora molti studiosi, nonostante il numero ristretto di vittime certe, per il fatto di essere uno dei più celebri casi irrisolti della storia del crimine.

Torino, San Francisco e Londra: triangolo della magia nera no, ma triangolo dei serial killers sì.
Torino, San Francisco e Londra: triangolo della magia nera no, ma triangolo dei serial killers sì.

San Francisco venne invece portata agli onori della cronaca dal 1968 al 1974 per una serie di omicidi legati dalla misteriosa firma “Zodiac”.

L’assassino che operò nella California settentrionale, uccise anch’egli almeno 5 persone. Il suo gioco criminale vide come nel caso di Jack the ripper, una serie di missive destinate alla polizia e soprattutto alla redazione del San Francisco Chronicle.

Al killer dello zodiaco sono attribuite numerose altre vittime e il caso non è stato mai risolto, così come tre dei crittogrammi che Zodiac inviò ai giornali, cosa che provoca ancora oggi attenzione da parte di numerosi appassionati. A differenza del killer londinese, il suo “collega” californiano uccideva in maniere differenti, passando da armi bianche a fucili da caccia.

È anche ricordato per essere stato uno dei primi assassini mascherati. Il probabile colpevole degli omicidi è Arthur Leigh Allen, morto poco prima di comparire in tribunale e scovato grazie alle accurate indagini private di un vignettista del San Francisco Chronicle durate 10 anni.

Zodiac, tra le altre cose ricorda  molto il modus operandi di uno dei più inquietanti assassini della storia di Torino, ovvero Diabolch, di cui abbiamo scritto in questa rubrica due volte. [Qui e qui ]

Giancarlo Giudice serial killer Torino

Torino, altro vertice di questo ipotetico triangolo, conta almeno due assassini seriali che hanno riempito le pagine di cronaca nera. Il primo è Maurizio Minghella, nato a Genova nel 1958, che si macchiò di ben 10 omicidi di prostitute avvenuti fra il 1996 e il 2001 a Torino quando era in semilibertà, dopo che aveva ucciso altre 5 donne a Genova nel 1978.

I suoi crimini, che contano anche rapina, sequestro di persona e fuga dal carcere, gli costarono una condanna a 131 anni di reclusione. L’altro “Mostro di Torino” che si scoprirà dopo lunghe indagini essere Giancarlo Giudice, colpì per la prima volta il 28 dicembre 1983, assassinando una prostituta di circa 40 anni.

Questa vittima venne ricondotta al killer solo all’arresto di quest’ultimo il 29 giugno 1986, mentre dal dicembre 1983 al giugno 1986, Giudice colpirà nell’area di Torino nove volte, uccidendo altrettante prostitute.

In una Torino caduta nel turbine della psicosi dell’assassino seriale, per Giancarlo Giudice scatteranno le manette quasi per caso, in seguito ad un controllo di routine della polizia stradale presso un posto di blocco, facendo così terminare la carriera criminale del 37enne camionista pregiudicato.

Questi, come fosse la trama di un romanzo noir, aveva appena lasciato la sua ultima vittima e aveva intriso i sedili della sua automobile di sangue.

Michele Albera

 

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende