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Centro massaggi cinese: prostituzione o attività in piena regola?

Da Alessandro Maldera

Marzo 27, 2013

Torino, Centri massaggi cinesi: un business della prostituzione o un'attività in piena regola?

“Massaggio forte o massaggio romantico?” A chi è entrato almeno una volta in un centro massaggi orientale questa domanda è stata sicuramente posta, magari nelle varianti “rilassante”, “dolce” o “a quattro mani”.

Propendere per una o per l’altra opzione significa, in un centro massaggi, andare incontro a due esperienze del tutto differenti.

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Nel primo caso, il massaggio forte si concretizza con l’ingresso in stanza di una robusta signora di mezza età che, effettivamente, con gesti energici e consumati, distende i muscoli e rilassa la mente. Tutto questo ad un prezzo spesso inferiore (nell’ordine dei 30-40 euro) a qualsiasi struttura privata o pubblica che tra i suoi servizi annoveri i massaggi.

Se invece si è incuriositi dalla novità e si richiede la declinazione “romantica” (rilassante o dolce), le cose andranno in maniera sensibilmente diversa. Il vigoroso donnone orientale verrà molto probabilmente rimpiazzato con una più giovane conterranea che, indipendentemente da un aspetto fisico più o meno attraente, si presenterà a fianco del lettino (o del tatami) in minigonna e tacchi a spillo.

La prestazione non si rivelerà altrettanto terapeutica in termini strettamente tecnici, ma, in cambio di un piccolo sovrapprezzo di 10 o 20 €, si potrà ricevere l’ormai famoso “happy ending”.

Questo spaccato di vita quotidiana non è frutto di leggende metropolitane e racconti iperbolici di amici fanfaroni, ma ciò che spesso viene accertato dalle Forze dell’Ordine nei confronti dei gestori dei centri massaggi delle nostre città. Torino non fa eccezione e di pari passo con l’esplosione di questi centri benessere dalle vetrine schermate e dagli interni in penombra, le cronache quotidiane riportano casi sempre più frequenti di arresti e chiusure coatte.

Centro massaggi cinesi: prostituzione o attività in piena regola?
Centro massaggi cinese: prostituzione o attività in piena regola?

Nel 2010 sotto la Mole le attività di questo tipo erano pressoché sconosciute ed il campo dei massaggi era ad appannaggio di professionisti accreditati ed estetiste riconosciute dalla legge 1/90.

Questa legge consente il massaggio per scopi “terapeutici o estetici” e se la prima dicitura riporta inevitabilmente al settore medico, la seconda ha generato una confusione normativa peculiarmente italiana, creando una vacatio legis nella quale si sono gettati a capofitto gli imprenditori del Sol levante.

Nel 2012 i centri massaggi orientali denunciati al Comune risultavano essere 45, ma bastava dare un’occhiata in giro per accorgersi che essi avevano già superato abbondantemente quota cento.

È sicuramente vero, d’altra parte, che non si deve fare di tutta l’erba un fascio ed in rete è pieno di testimonianze di anziane signore che vanno a farsi curare la cervicale o di manager in carriera che, dopo la consueta partitella di tennis, spendono volentieri qualche decina di euro per un massaggio eseguito da mani esperte.

Proprio le mani esperte sono però ciò che, secondo Confartigianato e CNA, mancherebbe nella stragrande maggioranza di queste “botteghe oscure”.

Centro massaggi cinese: prostituzione o attività in piena regola?
Centro massaggi cinese: prostituzione o attività in piena regola?

“Qualsiasi tipo di massaggio, intervenendo sul corpo umano, può causare danni alla salute e pertanto deve essere eseguito solo ed esclusivamente da personale la cui competenza professionale sia riconosciuta dalle leggi vigenti” affermavano le associazioni di categoria in un comunicato del febbraio 2012, nel quale chiedevano maggiori controlli da parte della Regione Piemonte sull’esercizio abusivo della professione estetica.

Sotto accusa anche le deficitarie condizioni igienico-sanitarie e il sospetto sfruttamento della prostituzione nei locali di questi fantomatici centri benessere, ma la neonata Acemo, Associazione Centri Massaggi Cinesi, aveva subito accusato di razzismo le autorità cittadine. Il punto focale sostenuto dai rappresentanti dell’associazione era (ed è) che i trattamenti effettuati nei centri cinesi non siano assimilabili né alla categoria del massaggio terapeutico, né a quella estetica e dunque non dovrebbero essere soggetti ai controlli da parte di Asl e Guardia di Finanza.

Il Comune ha rigettato le accuse di razzismo dichiarando che i provvedimenti presi “dimostrano l’attenzione della Città per la tutela della salute e dei diritti del consumatore, senza per questo limitare l’attività imprenditoriale”.

Attualmente i regolamenti vorrebbero che in ogni attività di questo genere vi fosse sempre presente un tecnico responsabile, leggasi un’estetista abilitata. Spesso gli orari di apertura di questi negozi sfiorano le 80 ore alla settimana, perciò, per legge, le estetiste dovrebbero essere due.

Nonostante i controlli a tappeto annunciati e le proteste dei diretti interessati, la situazione ad inizio 2013 appare sostanzialmente invariata.

Qualche chiusura eclatante e saltuaria, un trafiletto sui giornali e poco più, ma l’avanzata delle “massaggiatrici” cinesi a Torino è visibile in ogni quartiere.

Marco Parella

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende