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I Templari a Torino

Da Alessandro Maldera

Febbraio 15, 2013

Torino cavalieri Templari

Un mistero tira l’altro a Torino, che sia questo alimentato da prove certe o da semplici leggende. Fino a poco tempo fa la presenza storica dell’Ordine Templare nel capoluogo piemontese era più che altro una diceria.

La famosa storia del calice della statua della Fede, che si diceva indicasse la via verso il Santo Graal. Oggi è accompagnata da veri ritrovamenti archeologici che constatano l’effettiva presenza sul territorio dei monaci guerrieri.

A cambiare le carte in tavola sono stati alcuni ritrovamenti archeologici ed uno studio durato diversi anni, che hanno comprovato l’esistenza templare in un presidio fortificato, sito sull’attuale Monte dei Cappuccini tra il 1204 e il 1314.

Lo scopo dei cavalieri all’epoca era quello di sorvegliare un ponte di legno che collegava le due rive del fiume Po.  Passaggi che veniva giornalmente attraversato dai pellegrini diretti a Roma, oltre al controllare la navigazione fluviale dell’area.

Le nuove prove, del rinvenimento del 1992, sono un corredo funebre, composto da un cucchiaio in rame e un piatto con le insegne dell’Ordine ed un bacile decorato dal simbolo templare del nodo di Salomone nella zona del «Bastiglione Est» del Monte.

Già in quello stesso luogo nel 1943 era venuto alla luce uno scheletro, attribuibile ad un notabile templare, raccolto in periodo bellico e poi depositato nell’ossario del Monte.

Le ossa erano state trovate casualmente da un frate che stava coltivando l’orto, cosicché si esumò l’intero corpo, ma non si proseguì con gli scavi.

Torino cavalieri Templari

A confermare le numerose fonti d’archivio dell’Ordine dei templari a Torino è stato un gruppo di ricercatori, studiosi ed archeologi composto da frate Luca Isella, storico cappuccino, Mauro Lanza, che diresse i restauri all’edificio tra il ’92 e il ‘95, l’antropologo Renato Grilletto e Carla Amoretti, figlia del generale Amoretti che iniziò le indagini.

La cordata di archeologi si spinge persino ad ipotizzare l’identità del feretro, che sarebbe riconducibile a frate Ogerio, che nel 1276 era responsabile della precettoria templare torinese.

Le voci sono divenute quindi realtà ed è confermato che i monaci guerrieri vennero chiamati a Torino dal Vescovo verso il 1148.

Questi avevano proprietà nell’attuale zona Vanchiglia e in collina, ma la loro residenza cittadina si trovava attorno al 1203 nella “Porta Marmoream”, giusto fuori la cinta muraria, ricollocabile oggi tra via Principe Amedeo e via Po.

La notizia è stata comunicata solo ora dopo vent’anni poiché sono conclusi gli studi che daranno vita ad un volume che tratterà i templari torinesi ed in cui si parlerà anche di Frater Ogerius.

Ad un interrogativo risolto se ne contrappone uno nuovo: i resti rivenuti sono davvero di Ogerio?

La sepoltura individuale, dietro la antica chiesa di Santa Maria, indica un personaggio importante.

Il corpo è stato inumato senza vestiti e cucito nel sudario, come imponeva il voto di povertà templare, ma alcuni dubbi sono però alimentati dal corredo alquanto povero.

Che vi siano altri oggetti sepolti che non hanno ancora visto la luce?

Michele Albera

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende