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Piccole (e grandi) scaramanzie teatrali… roba da attori!

Da Alessandro Maldera

Aprile 07, 2012

scaramanzia teatro Torino

Avevo 16 anni e già qualche piccola esperienza di teatro a livello amatoriale. Una sera, durante le prove in parrocchia, mi scivolò di mano il copione – e quante volte era già successo… Notandomi intento a raccogliere tutti i fogli sparsi per la stanza, una mia collega di palco con più esperienza, mi disse: “Fermo! Prima di tirare su il copione, devi sbatterlo a terra tre volte!”.
Un tipico esempio di scaramanzia nel mondo del teatro. Io allora non ne ero a conoscenza e ricordo che rimuginai parecchie su tutte le altre volte in cui poteva essermi capitato di perdere dalle mani il copione senza essere a conoscenza di questo particolare “rito”.

Forse non tutti sanno che, anche a teatro, non porta bene pronunciare gli “auguri” come portafortuna per un evento che sta per accadere, è proibito, soprattutto in vista di qualsiasi debutto sul palcoscenico. A Broadway si usa dire Break a leg! (“Rompiti una gamba”). E in Italia, anche coloro che non sono addetti ai lavori conoscono il tipico – per quanto poco educato – grido beneaugurante grido dei teatranti, che pochi minuti prima di calcare le scene, scaricano la tensione urlando a gran voce Merda! e dandosi ognuno reciprocamente un amichevole pacca sul sedere.
Ci sono anche numerose variazioni sul tema di questo urlo, che si declinano in filastrocche goliardiche, anche in dialetto, molto diffuse soprattutto tra chi teatro lo fa per passione e non necessariamente ne fa una professione.

Ma nel mondo dello spettacolo esistono riti e usanze davvero di tutti i tipi: oltre all’immancabile “sale scacciaguai”, c’è chi si fa il segno della croce tutte le volte prima di entrare in scena, chi gira con un chiodo storto in tasca, chi non si separa mai dalla collana della nonna, chi sputa per terra e chi indossa addirittura le stesse mutande “beneauguranti” per parecchi giorni…

Ma c’è un aneddoto che mi è sempre rimasto in testa, da quando me lo raccontarono durante una visita guidata al Teatro Regio di Torino: la grande Maria Callas – a Torino nel 1973 per dirigere “I vespri siciliani” di Giuseppe Verdi, in occasione della riapertura del teatro dopo l’incendio del 1936, sì infurio constatando che le pareti e il soffitto del teatro (e persino il boccascena!) fossero viola. Si racconta, infatti, che pretese, per contratto che il teatro fosse completamente ridipinto.
In effetti la scelta del colore viola da parte dell’architetto Carlo Mollino venne considerata controcorrente e provocatoria, poiché, ancora oggi, il viola è ritenuto un portasfortuna in teatro.

Ma in questi anni durante i quali ho assiduamente frequentato i teatri di mezza Italia ho incontrato parecchie persone – addetti ai lavori o meno- che comunque qualcosa di viola con sé lo portano (o addirittura lo indossano). Provocatori, dunque, o semplicemente per nulla scaramantici?
E intanto ogni sera si va in scena, per trasmettere al pubblico emozioni sempre diverse… Roba da attori.

Roberto Mazzone

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende