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Torino e l’amianto: breve spiegazione

Da Alessandro Maldera

Ottobre 12, 2011

Che cosa è il processo Eternit?
Un processo che mette sotto accusa la strategia dei vertici internazionali della multinazionale Eternit, ossia il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il vecchio barone belga Jean Louis Narie Ghislan de Cartier de Marchienne.
I due sono accusati di disastro doloso e omissione volontaria di misure antinfortunistiche per le morti legate alla lavorazione dell’amianto nelle quattro sedi italiane di Cavagnolo (TO), Casale Monferrato (AL), Rubiera (RE), e Bagnoli (NA). L’indagine epidemiologica disposta dai pm negli stabilimenti ha rintracciato 577 lavoratori o cittadini vittime dell’amianto, anche se i decessi attribuibili ad asbestosi causata dalla lavorazione o dagli scarti delle fabbriche Eternit si riveleranno essere maggiori: circa 2000.
Per ironia della sorte, Stephan Schmidheiny ha pubblicato un saggio sullo sviluppo eco-sostenibile dal titolo “Cambiare rotta” nell’anno 1992, proprio quando in Italia è stato messo al bando l’amianto.

Cosa significano i termini Eternit, amianto e asbesto?
L’asbesto, o amianto, già noto a Strabone, Plutarco e Plinio, è un insieme di minerali appartenenti al gruppo dei silicati, mentre l’Eternit è un marchio di fibrocementi, il cui brevetto è stato registrato nel 1901 da Ludwich Hatschek, prodotto su scala industriale negli anni successivi ed impiegato soprattutto in campo edile come materiale da copertura.
L’inalazione della parte fibrosa dell’amianto provoca la comparsa di diverse patologie, tutte caratterizzate da un lungo intervallo di tempo fra l’inizio dell’esposizione e la comparsa della malattia. Nel caso dell’asbestosi la quantità di asbesto che resta nei polmoni è legata alla quantità totale di fibre inalate, e dunque all’intensità e alla durata dell’esposizione, rappresentando quindi una tipica patologia professionale. Il mesotelioma è invece un tumore maligno che colpisce la pleura o il peritoneo, rappresenta il 15% dei tumori che affliggono persone soggette ad asbestosi, tenendo conto che il tempo di latenza di questa malattia è dell’ordine di decenni e può superare anche i 40 anni. Altre patologie possono essere carcinomi polmonari, tumori gastro-intestinali, della laringe, della faringe o altre sedi.

Come è stato scoperto il nesso amianto-mesotelioma?
Per la verità la teoria che l’esposizione all’amianto sia la causa di tumori nasce da studi pubblicati a metà degli anni ’60 da Irving Selikoff, una figura controversa e contestata. Secondo i detrattori di Selikoff, studi successivi non sarebbero riusciti a dimostrare questa correlazione. E Selikoff non avrebbe mai conseguito la laurea in medicina, millantandola in maniera fraudolenta. Una querelle che però non riguarda il processo Eternit, la cui vicenda risale addirittura ad inizio Novecento. Nel lontano 1906, infatti, la fabbrica ha aperto i battenti a Casale Monferrato (AL). La famiglia Schmidheiny fino agli ’80 ha posseduto fabbriche Eternit in 16 Paesi, e l’ultimo erede è stato Stephan Schmidheiny, che ha preso in mano il gruppo nel 1975 all’età di 28 anni. Oggi è uno degli uomini più ricchi del mondo, ha lavorato con Bill Clinton, ed è stato rappresentante dell’Onu per lo sviluppo sostenibile.

Come e quando è nata l’inchieste giudiziaria sull’Eternit?
Nel 2004, in seguito a denunce di alcuni ex immigrati italiani in Svizzera che si erano ammalati negli stabilimenti elvetici di Eternit. Il procuratore vicario torinese Raffaele Guariniello, affiancato dai pm Sara Panelli e Gianfranco Colace, ha raccolto 200.000 pagine di documenti e testimonianze di ex dirigenti della multinazionale. Il processo si è aperto nel 2009 a Torino, con la prima udienza preliminare, durante la quale è stato reso noto che l’Inail ha speso 246 milioni di euro per indennizzare le vittime di asbestosi: cifra che ora vorrebbe fosse restituita dai proprietari della multinazionale. L’11 luglio di quest’anno sono iniziate le udienze di conclusione delle parti civili.
I processi in Svizzera intanto sono caduti in prescrizione, mentre in Italia si attende la presentazione delle conclusioni di tutte le parti civili (oltre 6000), per arrivare alla sentenza definitiva da parte dei giudici prevista per dicembre.

Stephan Schmidheiny e Jean Louis Narie Ghislan de Cartier de Marchienne potevano non essere a conoscenza della pericolosità dell’amianto?
L’amianto, come detto, è stato messo al bando in Italia soltanto nel 1992, anche se i danni alla salute sono stati ipotizzati sin dagli anni ’60. La multinazionale Eternit è assai più anziana, ma l’avvocato francese Jean-Paul Teissonière, in Aula assieme a colleghi svizzeri e belgi per patrocinare alcune vittime, alla 54ª udienza del processo Eternit (l’ultima prima della pausa estiva) si è espresso in questi termini: “Non è una catastrofe locale, non è dovuta a circostanze impreviste ma è il risultato di un’organizzazione aziendale finalizzata a profitti eccezionali”. L’impianto accusatorio si fonda proprio su questo.

Corrisponde al vero che il processo rischia di “saltare”?
Si paventava tale ipotesi ai tempi del cosiddetto “processo breve”, ora si sta diffondendo il medesimo allarmismo in seguito all’approvazione delle norme sul cosiddetto “processo lungo”. Questa volta la fonte è autorevole, perché si tratta del sostituto procuratore di Torino Raffaele Guariniello in persona. Ma il processo non è affatto a rischio, anche se le perplessità espresse da Guariniello meritano di essere riportate: «Non entro nel merito della legge, ma sarebbe bene che in sede di approvazione il legislatore valutasse di non applicare la norma ai processi in cui la discussione è già in corso» (come quello Eternit n.d.r), e ancora «Una norma contenuta all’interno del disegno di legge potrebbe provocare problemi perchè dice che il giudice ammette prove a eccezione di quelle manifestamente irrilevanti e che la norma non si applicherebbe solo dove fosse finita la fase dell’istruzione dibattimentale. Ma il codice di procedura penale del 1989, a differenza del precedente, prevede che la fine del dibattimento sia alla fine e non all’inizio della discussione. Se le nuove norme entrassero in vigore senza che si cambi questo passaggio, la conseguenza è che possano riaprirsi i giochi. Non vorrei che, nel varare la norma, si sia tenuto conto del codice di procedura penale in vigore prima del 1989, che considerava chiuso il dibattimento all’inizio della discussione».
Problema tecnico risolvibile, che non rischia affatto di far saltare il procedimento, come erroneamente titolato dai giornali.

Ci sono già stati, in Italia, altri processi sulle morti per amianto?

Sì. I processi sulle morti per amianto si sono chiusi spesso con assoluzioni, come nel caso di Fincantieri a Palermo. O come nel caso più famoso del maxiprocesso di Italicantieri a Trieste, conclusosi con l’assoluzione di Vittorio Fanfani, fratello di Amintore, figura storica della Dc. Altri processi si sono conclusi con sentenze in chiaroscuro: risarcimenti ma nessuna condanna.

Riccardo Ghezzi

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende